2021



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Le fotografie

– Bona e Galeazzo Sforza in un cameo di agata in montatura a fibbia in oro, 1,7 cm, aste Sotheby's, Londra.

– La torre di Bona di Savoia nel castello di Milano.

– Il ricordo della visita della duchessa alla SS. Annunziata.


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BONA DUCHESSA DI MILANO alla SS. Annunziata


Bona di Savoia nacque ad Avigliana (Torino) nel 1449 da Ludovico e da Anna Lusignano di Cipro. Dopo la morte della madre (1462) fu inviata alla corte della sorella Carlotta, moglie di Luigi XI di Francia, dove rimase fino al matrimonio con Galeazzo Maria Sforza duca di Milano, celebrato, dopo lunga contrattazione, il 12 maggio 1268 ad Amboise e confermato nel Duomo milanese il 7 luglio. Ebbe quattro figli: Gian Galeazzo Maria (1469), Ermes (1470), Bianca Maria (1472) e Anna (1473).
Nel 1476, a seguito dell’assassinio di Galeazzo, divenne reggente del ducato in nome del figlio primogenito minorenne, osteggiata però dai cognati Sforza duca di Bari e Ludovico il Moro. Nell’instabilità politica italiana, seguita alla congiura dei Pazzi (aprile 1478), tenne fede all’alleanza con i Medici, contraendo tuttavia pesanti debiti per le spese militari ed esponendo il ducato agli intrighi dei regnanti italiani.
Nel 1479, dopo che Ludovico il Moro era entrato a Milano, continuò la reggenza con autorità apparente; nel 1480 la cedette al cognato diventato tutore di Gian Galeazzo da lui rinchiuso nel castello di Milano.
Lasciò quindi la città e per quindici anni dimorò ad Abbiategrasso sotto sorveglianza, rientrandovi saltuariamente anche dietro le pressioni di Luigi XI.
Nel 1495 ottenne di rifugiarsi in Francia e visse a Tours e a Lione. Trasferitasi poi in Savoia, ebbe dal nipote Filiberto II una tenuta a Fossano (1500) dove morì in solitudine il 17 novembre 1503 (v. Dizionario Biografico degli Italiani, Daniel M. Bueno De Mesquita, vol. 11, 1969).

Di certo i rimpianti dovettero riempire i suoi ultimi giorni ... e in maggior misura ricordando anche un fastoso avvenimento di più di trent’anni prima ...

Infatti nel marzo 1471 i duchi di Milano si avevano compiuto una visita a Firenze.
Antefatto era stato il viaggio a Milano di Lorenzo il Magnifico che il 25 luglio 1469 aveva tenuto al battesimo il primogenito di Galeazzo e donato alla madre una preziosissima collana lavorata dagli orafi fiorentini.
Il 15 febbraio 1471 invece era nato Piero figlio di Lorenzo e, per congratularsi e per riconfermare l’alleanza, il duca e la moglie avevano contraccambiato, ricevendo ospitalità nel palazzo Medici di via Larga.

A Firenze Galeazzo e Bona rimasero meravigliati dalle ricchezze e dallo splendore della città (anche se per Galeazzo era la terza visita) e altrettanto i fiorentini lo furono della loro ostentata magnificenza: “ciambellani, cortigiani, e vassalli, lettighe coperte di broccato, cavalieri e palafrenieri in livree argentate, cuochi e sguatteri in velluto ...”, sottolinearono al Magnifico e ai cittadini ricchezza e potere altrettanto grandi ... senza nulla presagire dei tempi difficili a venire.

Uno dei motivi del viaggio dei duchi fu anche un voto, che sciolsero alla SS. Annunziata, il Santuario al quale già Francesco, padre di Galeazzo, aveva destinato una grossa elemosina – v. le Entrate del convento al 2 maggio 1439.
Il figlio e la nuora ripeterono il gesto. Ma è solo la visita di Bona ad essere ricordata da un altro manoscritto, e il testo è tale che i frati poterono con diritto considerarla una benefattrice.

Nell’ottobre del 1471, infatti, frate Antonio di Antonio procuratore, segnò due partite “milanesi”.

La prima, registrata al giorno 7, per un importo di lire 73, veniva da Orlando d’Agostino da Milano, “per le spese di mesi 11, è stato in casa a mangiare e dormire a lire 7 al mese”. Ma di lui e del suo status di pigionale non sappiamo altro.
La seconda riguardava proprio la duchessa di Milano “fu insino a dì 26 di marzo”, la quale dette fiorini 40 “larghi melanesi ... per l’amor di Dio perché ssi spendessino in ornamento dell’altare della Nuntiata”. Il loro valore – riporta fra Antonio – era di lire 5 e soldi 10 l’uno per un totale di lire 120 fiorentine.


Paola Ircani Menichini, 3 luglio 2021.
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